Overthinking: la storia infinita dei pensieri

«Cosa succederebbe se...»: mettere costantemente in discussione sé stessi e le proprie decisioni è segno di overthinking. Se i pensieri conducono a una spirale negativa e non a una soluzione, è opportuno riflettere sui propri schemi comportamentali.

Ti è mai capitato di riflettere su situazioni che non puoi più cambiare e di cercare di modificarle con la mente? «Se solo avessi preso quella decisione allora, oggi tutto sarebbe diverso». O di riflettere su situazioni in cui metti in discussione te stessa/o? «Cosa succederebbe se...»? Rimuginare è inutile, quel che è fatto è fatto.

Questi pensieri possono presentarsi in vari modi, ma hanno in comune il fatto di essere frutto dell’«overthinking», un fenomeno che consiste nel rimuginare o nell’avere pensieri ripetitivi. Riflettere è un processo naturale che avviene in modo del tutto automatico. Con l’overthinking, invece, il flusso dei pensieri diventa difficile da interrompere e, anziché essere utile, assume forme sempre più estreme fino a diventare patologico.


Quando i pensieri finiscono per sabotarci

Con l’overthinking si crede di leggere qualcosa in gesti, espressioni facciali, affermazioni e azioni, e i pensieri su persone, situazioni, passato e futuro aumentano in modo esponenziale. Chi si lascia intrappolare da questi pensieri spesso negativi, che ruotano attorno a situazioni ipotetiche, finisce per bloccarsi e trova sempre più difficile vivere il presente. Si sente in imbarazzo per una cosa, in colpa per un’altra e non riesce a interrompere questo circolo vizioso.

A un certo punto, anche familiari e amici iniziano a vedere questo atteggiamento sotto una luce negativa, perché si continua a parlare sempre dello stesso argomento. Ma come si fa a capire se si è inclini all’overthinking? Un indizio è formulare le frasi al congiuntivo, come «cosa succederebbe se...», o chiedersi il «perché» di situazioni passate per le quali non si può avere alcuna risposta. I pensieri persistenti possono affaticare, disturbare il ritmo del sonno e impedire di godersi la vita quotidiana.

Cause dell’overthinking

  • Scarsa autostima
  • Esperienze negative in passato
  • Ansia per il futuro
  • Perfezionismo
  • Bisogno di armonia
  • Ipersensibilità
  • Ansia
  • Malattie psichiche
L’overthinking funge da meccanismo di difesa: considerando tutte le eventualità, si cerca di contenere ed evitare possibili stati d’ansia. Lorena Glisenti, psicologa di santé24, spiega il fenomeno in questi termini: «In molti casi l’overthinking è un tentativo della mente di risolvere un problema che in realtà riguarda il corpo.

Spesso segnala che il nostro sistema nervoso autonomo è in stato di allerta. La mente cerca disperatamente di creare sicurezza attraverso il controllo, ma la vera tranquillità non si ottiene pensando di più, bensì attraverso la regolazione somatica, ossia segnalando al corpo che siamo al sicuro nel presente».

Continuando a rimuginare si rischia di perdere il contatto con la realtà, di amplificare le emozioni negative e di perdere il controllo, il che può tradursi in stress, in isolamento sociale e in un maggiore rischio di depressione o ansia. Di conseguenza, è importante rendersi conto che la vita è un processo. Un inizio potrebbe essere il dialogo interiore con sé stessi: anziché criticarsi, bisogna essere più comprensivi con sé stessi e con la propria vita.


Imparare a gestire l’overthinking

  • Autocomprensione anziché autocritica: passare da «Che stupido da parte mia commettere questo errore, non ne faccio mai una giusta» a «È stato un errore e fa male, ma tutti gli esseri umani commettono errori, è nella nostra natura. Posso imparare da questa esperienza e agire in modo diverso la prossima volta»
  • Mindfulness: è utile percepire le emozioni a livello fisico, anziché analizzarle a livello cognitivo. Ad esempio, chiedersi: «Cosa avverto nel mio corpo e dove? Sento il petto oppresso o pesante?» e pensare «Va bene anche se provo una sensazione spiacevole, passerà».
  • Accettazione: a volte le cose vanno accettate così come sono. Non tutti i sentimenti spiacevoli devono essere «risolti».
  • Passare all’azione: se ci si sente in colpa, rimediare in modo costruttivo è più utile che rimuginare all’infinito. Di per sé, l’overthinking è assenza di azione, quindi è importante concentrarsi su ciò che si può fare nell’immediato, anziché limitarsi a riflettere.

 
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