Il dolore è inevitabile, la sofferenza è facoltativa
Sentimenti contrastanti
La cura scatena in lei una ridda di domande e sentimenti complicati. «La chemioterapia provoca reazioni schizofreniche: da un lato ero immensamente grata di poter avere il trattamento migliore al mondo disponibile in quel momento», spiega. «Dall’altro mi rendevo conto di aver scelto di rimanere sdraiata per ore in un letto bianco d’ospedale, mentre il veleno mi scorreva nelle vene.» La chemioterapia mette a dura prova il corpo di Andrea S. Müller e con ogni ciclo aumentano gli effetti collaterali e i disturbi. La donna cerca le parole giuste per raccontare la sua esperienza: «La chemioterapia provoca una distorsione del corpo, ci si sente lacerare. Si vorrebbe uscire dal proprio corpo, ma si è prigionieri lì dentro.» Il suo compagno, la sua famiglia e le persone vicine le hanno dato un grande sostegno in quel periodo tanto difficile.
Una scelta per la vita
Qualche settimana più tardi torna al Claraspital per l’intervento di asportazione totale dello stomaco: «Una scelta per la vita, alla quale ho detto sì», afferma con tono serio e profondo. Da subito deve modificare completamente le sue abitudini alimentari e rispettare tante regole diverse. Tutto questo richiede un’enorme quantità di tempo, disciplina e flessibilità. «Anche se ho ancora voglia di mangiare, devo fermarmi. Perché mi accorgo solo dopo se ho esagerato con il cibo.» Inoltre, a volte riesce a tollerare bene alcuni alimenti, altre volte per nulla. Spesso soffre di mal di testa o mal di pancia dopo mangiato oppure si sente stanca.
Qualche barlume di speranza
Dopo alcune settimane la aspetta il secondo ciclo di chemioterapia. Anche questa volta Andrea S. Müller si sottopone alle cure con grande spirito di accettazione: «Mi sono sempre detta che il dolore è inevitabile, ma la sofferenza è facoltativa.» Durante le lunghe ore di terapia si esercita a mantenere la calma interiore: accettare ogni momento, per quanto sia difficile, ripugnante e doloroso. «Impegnarsi in ogni momento e concentrarsi sulla guarigione: questo è un appiglio importante e utile per affrontare tutte quelle ore così tremende.» Alla fine si conclude anche l’ultima chemioterapia. Due settimane dopo la riabilitazione, Andrea S. Müller diventa nonna per la prima volta. «Sono successe tantissime cose, molte delle quali belle. E così ho capito che la vita continua.»
Un nuovo inizio ritardato
Dopo tre anni Andrea S. Müller è ancora regolarmente in contatto con il suo medico di famiglia. Ci vuole tempo, pazienza e fiducia, perché nonostante sia guarita percepisce uno squilibrio fisico e psichico. «È una sensazione che però riesco a gestire», spiega. Quello che la preoccupa di più oggi è la sua situazione finanziaria: a causa della malattia non potrà più lavorare come prima. Da aprile 2022 è in attesa della perizia dell’assicurazione per l’invalidità AI, che però è oberata di richieste. Nel frattempo ha tuttavia esaurito sia le indennità giornaliere per malattia che quelle della cassa di disoccupazione. «La situazione è molto pesante per me.» Ma Andrea S. Müller non si arrende e si mette di propria iniziativa alla ricerca di un posto di lavoro. Da inizio dicembre 2022 lavora presso uno studio di architettura con un grado di occupazione del 20 per cento. Siccome però il suo salario non è sufficiente, se non arriverà la decisione dell’AI dovrà usare i suoi risparmi per vivere. «Almeno sono in salute e posso ancora contare sul mio compagno, sulla mia famiglia e sul mio ambiente sociale.»