«Saper perdonare richiede un grado elevato di autoriflessione»
Nei casi di offese ricorrenti nella vita quotidiana così come di gravi ingiustizie ed esperienze traumatiche, il perdono svolge un ruolo centrale in molte situazioni. Queste esperienze profondamente umane sono spesso accompagnate da conflitto interiore, dolore e un intenso processo personale. Angela Schwarz presso lo studio medico online santé24 spiega quanto il perdono sia strettamente legato all’autoriflessione e quali capacità e rituali possano agevolare questo percorso.
Di Daniela Gerber
Angela Schwarz, in quali ambiti trattati durante la psicoterapia il perdono riveste un ruolo importante? Lo spettro è molto ampio e va dalle offese quotidiane e ricorrenti al mobbing, fino a gravi ingiustizie ed esperienze traumatiche. Nelle sessioni di terapia emergono continuamente temi che riguardano ferite subite durante l’infanzia, spesso legate a esperienze difficili nel rapporto con i genitori. L’obiettivo è fare pace con il passato. È raro che durante le terapie si parli esplicitamente del perdono come tema centrale. Si tratta piuttosto di trovare un modo per relazionarsi con sé stesse/i basato sull’accettazione e sulla compassione.
Che importanza riveste il perdono per la salute e quali conseguenze può avere l’incapacità di perdonare? Il rancore persistente o l’incapacità di lasciare andare un peso opprimente possono causare stress cronico, che a sua volta può avere un effetto negativo sul sistema nervoso vegetativo e sul sistema cardiocircolatorio. Le possibili conseguenze sono amarezza, sintomi fisici da stress come disturbi del sonno o mal di testa, disturbi gastrointestinali e persino depressione. Il perdono può portare un profondo sollievo emotivo. Ci aiuta a chiudere con il passato e ad andare avanti nella vita. In tal modo si riducono sensibilmente lo stress e i sintomi correlati. Va ricordato che il perdono è un atto di cura di sé, qualcosa che si fa per il proprio bene e non per gli altri. E non significa approvare il comportamento dell’altra persona o relativizzare il dolore provato. Le emozioni vissute restano legittime e devono potersi esprimere.
Perché alcune persone trovano così difficile perdonare? Riuscire ad accettare e lasciare andare qualcosa di doloroso o ingiusto che si è subito e sul quale si ha poco controllo è un processo difficile e complesso. A noi esseri umani, in generale, non piace avere a che fare con le incertezze. A volte temiamo anche che il dolore provato perda significato se lo lasciamo andare. Il modo in cui abbiamo imparato a gestire le situazioni difficili durante l’infanzia gioca un ruolo importante: se i problemi non sono stati affrontati o sono stati «nascosti sotto il tappeto», spesso è più difficile affrontare le ferite emotive in età adulta. Perdonare sé stesse/i è spesso più difficile che perdonare gli altri. Proviamo vergogna o ci sentiamo in colpa se abbiamo commesso un errore. Molte persone hanno un critico interiore severo e una narrazione inconscia fortemente giudicante verso sé stesse.
«Il rancore persistente o l’incapacità di lasciare andare un peso opprimente possono causare stress cronico.»
Angela Schwarz, psicologa, psicoterapeuta e coach specializzata presso lo studio medico online santé24
Si può imparare a perdonare? Sì, credo che sia possibile. Tuttavia, la capacità di perdonare richiede un grado elevato di autoriflessione. Da un lato si tratta di conoscere i propri limiti e di avere chiari i propri valori personali. Dall’altro, un cambio di prospettiva e la capacità di immedesimarsi nelle altre persone svolgono un ruolo centrale. Un passo essenziale del processo è la volontà di intraprendere la cosiddetta «accettazione radicale», ossia di accogliere ciò che è accaduto, per quanto difficile possa essere stato, e di rendersi conto che non è possibile cambiarlo. È pur vero tuttavia che alcune ferite non potranno mai essere accettate del tutto. Penso a tutte le ingiustizie che si verificano attualmente nel mondo. Simili esperienze possono superare le capacità della psiche.
Come cambia la capacità di perdonare nel corso della vita? Credo che non sia tanto una questione di età, quanto di maturità interiore e di sviluppo personale. Ciò che conta davvero è quanto si è disposte/i a riflettere su di sé e sulla propria esperienza, e se si riesce a sviluppare la capacità di lasciare andare certe cose.
Le donne sono più brave degli uomini a perdonare? A mio avviso la capacità di perdonare non dipende tanto dal genere, quanto dalla maturità personale e dall’atteggiamento interiore. Va detto che nella socializzazione persistono alcune differenze: ad esempio le donne vengono spesso educate all’empatia e alla centralità delle relazioni, mentre negli uomini si tende a enfatizzare l’autonomia e l’affermazione personale. Tali imprinting possono influenzare il modo in cui una persona affronta i conflitti e le ferite emotive. In definitiva, però, il perdono non è una questione di genere, ma di volontà dell’individuo di impegnarsi in questo processo interiore.
Perdonare può diventare un ostacolo, ad esempio in relazioni tossiche caratterizzate da continue ferite emotive? Nelle relazioni tossiche, il primo passo è perdonare sé stesse/i per essere finite/i in questa situazione, cosa che richiede autoaccettazione e autocompassione. Il passo successivo è riconoscere che non si può cambiare l’altra persona. Bisogna invece acquisire consapevolezza dei propri limiti personali e di come si desidera affrontare la situazione. È praticamente impossibile perdonare «davvero» in un contesto dove l’ingiustizia viene reiterata di continuo. Finché le dinamiche dolorose sono ancora in atto, il processo del perdono non può avere inizio. In un caso del genere il perdono non sarebbe un atto di liberazione, ma piuttosto di adattamento, e quindi non si tratterebbe di quel gesto autentico che ci aiuta a stare meglio.
Quali suggerimenti e rituali aiutano nel processo del perdono?
Il primo passo è accogliere le emozioni e osservare con consapevolezza cosa si cela dietro l’offesa o la ferita. Ecco cosa favorisce il processo del perdono:
l’autoriflessione e la consapevolezza emotiva
la capacità di stabilire confini chiari e di proteggersi
L’accettazione radicale di ciò che è accaduto
l’auto-perdono, che consiste nel guardare le proprie imperfezioni con sincerità e benevolenza
un atteggiamento empatico, senza però giustificare il comportamento altrui
tenere un diario, cosa che può aiutare a elaborare il vissuto con più calma e in modo più strutturatoscrivere una lettera alla persona interessata, ma senza spedirla realmente