«Piuttosto che alzarmi la mattina, avrei preferito morire»
Christa Schläpfer è una donna energica e attiva. Tutto d’un tratto, a giugno 2021 inizia ad accusare dolori all’addome e ai reni. All’inizio non dà grande importanza a questi disturbi, ma la situazione peggiora continuamente. Si reca quindi dal medico di famiglia, che ipotizza un indurimento dei muscoli addominali e le consiglia di fare esercizi di allungamento. I disturbi però tendono a peggiorare, anziché migliorare.
Nonostante i dolori persistenti, Christa Schläpfer continua a lavorare senza interruzioni, finché il suo capo non interviene prenotando per lei due esami in ospedale – una tomografia computerizzata (TC) e una risonanza magnetica (MRI) – per valutare le condizioni dell’addome e della schiena. I problemi nella zona addominale si risolvono con le cure, mentre i dolori alla schiena permangono e diventano più intensi.
Per Christa Schläpfer è l’inizio di un’odissea lunga e frustrante. Oltre che al medico di famiglia si rivolge a un chiropratico, un terapista del dolore, uno specialista della colonna vertebrale, una neurologa, un osteopata e una fisioterapista, ma nessuno è in grado di aiutarla. Si sottopone a numerosi esami, come radiografie, MRI e TC, nonché a diverse iniezioni nella schiena e nella zona della colonna vertebrale. Ogni volta lo specialista di turno le assicura che non sono riscontrabili malattie di sua competenza e la invita a consultare altri esperti per individuare le cause dei suoi dolori.
Durante uno di questi esami, una risonanza magnetica effettuata a novembre 2021, le vengono diagnosticate delle cisti di Tarlov. Si tratta di una malattia rara, dovuta a un’infiammazione delle meningi del midollo spinale, per cui le cisti piene di liquido e l’acquedotto cerebrale allargato dall’infiammazione comprimono le radici dei nervi, provocando forti dolori. Christa Schläpfer si augura di aver trovato la causa dei suoi disturbi, ma i medici non prendono in considerazione la diagnosi.
I dolori si estendono ulteriormente, privandola del sonno, di una buona qualità di vita e della speranza di guarire: «Piuttosto che alzarmi la mattina, avrei preferito morire.» Ma il suo spirito combattivo prevale, e quindi non si arrende. L’unico modo per distrarsi è tenersi occupata tutto il giorno, così frequenta un corso di perfezionamento parallelo alla professione della durata di un anno.
Il continuo peregrinare da un medico all’altro la affligge: non si sente presa sul serio e perde la fiducia nel sistema sanitario. Così telefona a SWICA per chiedere aiuto. Da quel momento in poi Tommy Huster, care manager di SWICA, segue il suo caso con grande impegno.
Già prima di chiamare SWICA, Christa Schläpfer aveva contattato la Vigdis Thompson Foundation, una fondazione che promuove la ricerca sulle cisti di Tarlov e l’aracnoidite. La fondazione sostiene l’ipotesi di Christa Schläpfer, secondo la quale i dolori di cui soffre sono dovuti alle cisti di Tarlov. E non è tutto: Christa Schläpfer scopre che esiste un intervento potenzialmente risolutivo, ma viene eseguito solo in Germania dal prof. dott. Jan-Peter Warnke.
Prima che l’assicurazione malattia assuma i costi di un intervento all’estero, serve una prova che quest’ultimo non sia fattibile in Svizzera e che le altre opzioni di trattamento non portino alcun beneficio. A tale proposito, Tommy Huster svolge un ruolo decisivo: grazie alle sue conoscenze mediche, riesce a raccogliere la documentazione necessaria dai vari specialisti e a garantire che siano disponibili tutte le informazioni rilevanti. Inoltre si occupa di coordinare la comunicazione tra i medici specialisti in Svizzera e in Germania.
Come ultimo passo, il medico di fiducia raccomanda l’esecuzione dell’intervento, dopodiché SWICA rilascia la garanzia di assunzione dei costi e a quel punto si può procedere. Finalmente arriva la guarigione tanto attesa: subito dopo l’intervento, Christa Schläpfer può già stare distesa sulla schiena senza avvertire dolori e nel giro di due settimane e mezzo riprende a lavorare. Per lei è l’inizio di una nuova vita.