Polemica sui prezzi dei medicamenti: si riuscirà a invertire la rotta?
Dal 2023 i medicamenti sono la voce di spesa più gravosa per l’assicurazione di base e la corsa al rialzo non accenna a fermarsi. Soprattutto i preparati altamente specifici mettono a segno un record dopo l’altro, ma i costi aumentano anche a livello generale. La politica cerca di invertire la rotta. Le prime misure stanno dando buoni risultati e i nuovi modelli di prezzo potrebbero apportare ulteriori benefici in futuro.
Di Oliver Steimann
A febbraio l’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP) ha ammesso nell’elenco delle specialità Hemgenix, un medicamento per la terapia genica. Finora si tratta del medicamento più costoso al mondo. L’elenco delle specialità stabilisce quali medicamenti in Svizzera debbano andare a carico dell’assicurazione di base, e il prezzo di Hemgenix è pari a 2,7 milioni di franchi a persona.
«Da anni assistiamo a una corsa al rialzo per quanto riguarda i costi annuali di una singola terapia», dichiara Daniel Lo Verdi, responsabile Gestione specialistica Medicina presso SWICA. Questo fenomeno si nota anche nella spesa complessiva per i medicamenti, che nel 2023 si è attestata a 9,6 miliardi di franchi. Oltre il dieci per cento dei costi sanitari totali.
L’attuale fissazione dei prezzi incontra dei limiti
La Svizzera non è l’unica a dover affrontare questo problema, come spiega Maria Trott-mann, esperta di ricerca sui servizi sanitari presso SWICA: «La questione delle terapie nuove e molto costose riguarda tutti i Paesi industrializzati. In alcuni Paesi, tuttavia, la fissazione dei prezzi segue criteri di economicità più rigidi.» In Svizzera, secondo la legge, un medicamento nuovo deve soddisfare i criteri EAE (efficacia, appropriatezza, economicità) per poter essere ammesso nell’elenco delle specialità. Ciò nonostante, soprattutto nel caso delle nuove terapie geniche, al momento della decisione di ammissione mancano spesso informazioni importanti. Per questo i limiti degli attuali meccanismi di fissazione dei prezzi diventano sempre più evidenti. «I fabbricanti giustificano le loro pretese elevate sostenendo che con una singola applicazione non serviranno più ulteriori terapie», spiega Trottmann. Questa previsione, però, non si è sempre concretizzata, come è emerso ad esempio da alcune ricerche dell’Università di Zurigo.
«In alcuni Paesi la fissazione dei prezzi segue criteri di economicità più rigidi.»
Dr. Maria Trottmann, esperta di Ricerca servizi sanitari da SWICA
Anche l’UFSP ha ammesso il problema: «I contribuenti e i pagatori dei premi in Svizzera spendono per i medicamenti più che in ogni altro Paese d’Europa», dichiara l’Ufficio federale in una scheda informativa. A migliorare la situazione dovrebbe contribuire il secondo pacchetto di misure di contenimento dei costi approvato a marzo dal Parlamento, che prevede la remunerazione di medicamenti a prezzi provvisori direttamente dopo l’omologazione da parte di Swissmedic, senza ulteriori esami. La verifica dei criteri EAE avviene successivamente. Dopo l’ammissione definitiva nell’elenco delle specialità, l’industria farmaceutica deve restituire eventuali costi eccessivi. Non è chiaro tuttavia se questa prassi servirà a contenere i costi, poiché i modelli di prezzo in questione sono già in uso da molto tempo e il più delle volte i negoziati si svolgono solo tra il fabbricante e l’UFSP. Per i casi in cui gli assicuratori possono partecipare alla discussione, SWICA – in collaborazione con la SUP di Berna e altri assicuratori – ha sviluppato un modello che in futuro dovrà garantire una fissazione dei prezzi più equa (vedi riquadro).
La regola dei generici dà buoni risultati
L’attenzione della Confederazione non si concentra tuttavia solo sui medicamenti nuovi e più costosi, ma anche su quelli più richiesti. Nel giro di dieci anni, infatti, la spesa per i 30 medicamenti più venduti è aumentata di oltre il 70 per cento. Questi medicamenti vengono riesaminati ogni due o tre anni per verificare il rispetto dei criteri EAE: in caso di esito negativo possono essere eliminati dall’elenco delle specialità.
Un altro approccio consiste nella misura adottata dal Consiglio federale all’inizio del 2024, secondo cui chi intende acquistare un preparato originale più costoso nonostante sia disponibile un’alternativa equivalente (generico o biosimilare) deve pagare un’aliquota percentuale più alta. Oggi ne vediamo i primi effetti: in un’analisi Maria Trottmann ha riscontrato che nel 2024 il fatturato dei preparati con un’aliquota percentuale più elevata si è ridotto di circa la metà. Il calo si percepisce anche tra i fabbricanti, come conferma Fridolin Marty, economista sanitario presso l’associazione mantello dell’economia economiesuisse. Anch’egli ne è rimasto sorpreso, «ma l’effetto è paragonabile a quello del deposito cauzionale di un franco richiesto per i carrelli della spesa nei supermercati che induce le persone a riporre il carrello al suo posto. Piccoli incentivi possono produrre grandi effetti.»
«Piccoli incentivi possono produrre grandi effetti.»
Dr. Fridolin Marty, economista sanitario, economiesuisse
Swiss Drug Pricing Model (SDPM)
Sempre più spesso gli attori del settore sanitario devono negoziare i prezzi di nuove terapie senza disporre di studi a lungo termine con evidenze chiare. Ora è disponibile l’SDPM, uno strumento nato dalla collaborazione tra la SUP di Berna, SWICA, CSS, Helsana e Sanitas che permette di combinare e valutare criticamente informazioni cliniche di diverse fonti e di determinare il valore aggiunto di una terapia rispetto ai metodi di trattamento esistenti. Si tratta di un modello trasparente che fornisce un valore indicativo per stabilire una remunerazione adeguata.